Io, Maurizio
Oggi ho 70 anni. Sono nato nel 1950. Ho attraversato tutti i processi che hanno traghettato l’Italia da uno stato agricolo ad una repubblica industriale, portandola ad essere alla pari con stati ben più avanzati in fatto di cultura popolare e di autonomia dei singoli.
Come nasce la passione per la fotografia
I ragazzi negli anni 50 erano totalmente assenti dalle voci del marketing di allora. Portavano i pantaloni corti di un tempo ed avevano una capacità di spesa pari a zero. Inascoltate le loro richieste di realizzazione da parte di chi reduce della recente guerra, vedeva come ridicola la richiesta di questi giovani considerati pigri e viziati di realizzarsi come individui.
Questa incomprensione per sommi capi ha scatenato il sempre nominato 68: l’impossibilità di dialogo tra le nuove generazioni post conflitto bellico ed i reduci strafelici e super realizzati di aver salvato la pelle.
I giovani non ci stavano più alle rigide regole dettate da vecchie consuetudini e cercavano nuove strade per esprimersi. Le forme d’arte si mostrarono capaci di offrire loro alcune opportunità di esistere e mostrare le proprie capacità. Chi si incamminò nel viaggio della musica, chi della scrittura, e chi come il sottoscritto scelse la disciplina della fotografia quale mezzo per manifestarsi con atti creativi concreti.
Le fotografie, quale prodotto pregiato, utili per immortalare una cerimonia, un evento artistico, un fatto sportivo, per riprodurre delle opere d’arte, documentare un luogo, offrivano un nuovo mezzo per trasmettere le informazioni quando solo radio pubblica, televisione e giornali avevano voce.
Mi sono ritrovato così dopo poco, passando da una commovente macchina fotografica 6×6 in plastica marrone a ottica fissa, regalatami da mio nonno, inaugurata una domenica mattina allo zoo di Roma, a documentare la prima rappresentazione dell’Orlando Furioso, messa in scena da Luca Ronconi, dove debuttavano tra gli altri attori Ottavia Piccolo e Mariangela Melato in un ampio spazio anticonvenzionale tra gruppi di figuranti e il pubblico, mescolati insieme.
Scattavamo la sera, durante lo spettacolo. Di notte con il mio caro amico sviluppavamo i rulli. Il giorno seguente stampa in camera oscura delle foto e la sera le portavamo agli attori. Ci sentivamo veri e capaci e soprattutto realizzati. Creavamo.
La cultura dell’immagine in Italia si è sviluppata in quegli anni. Riviste di moda come Vouge, di natura come National Geographic, per citarne solo due, hanno dimostrato che la fotografia oltre a
riprodurre la mera realtà fosse anche ARTE.
Antonioni fece un film “BLOW UP” e noi già lo vivevamo quel mondo. Londra non era più tanto lontana, anche a Roma si respirava voglia di esprimersi, comunicare, creare, innovare, aprirsi ad altre culture e guardare la realtà con occhi acuti, critici, selettivi.
E’ stata una totale rivoluzione dei costumi.
Ebbi l’occasione di aprire il mio studio fotografico in un locale adiacente ad un negozio della mia famiglia e lì potei approfondire l’attività di sviluppo e stampa dei materiali.
I miei amici fotografi gravitavano da me ed insieme miglioravamo le nostre conoscenze tecniche.
La tecnica
Illuminazione in studio con i flash, foto di moda, immagini per cataloghi e per pubblicità, tutto era nuovo ed affascinante. Gli anni passano veloci, si cresce e la vita chiama alle scelte.
Il mio amico collega scelse di entrare in RAI come operatore, fece gli esami per la selezione e fu assunto. Li sostenni anche io, dopo aver ingoiato 8 volumi di teoria su luce e pellicola ecc. ma il destino mi chiamò a Milano alla vigilia dell’ultima della 4 prove di esame e tutto finì lì
Destino? Si probabilmente perché poco dopo causa una grave operazione che subì mio padre mi accollai l’onere e l’onore di proseguire la sua attività commerciale ricca di tre generazioni di storia.
E la fotografia?
Non era più possibile vivere in quell’atmosfera. I rapporti di tipo commerciale richiedono un altro linguaggio, bisogna essere “seri”.
Mi sono rimaste le macchine fotografiche e i miei obiettivi storici mai voluti vendere. Ho riacquistato un ingranditore da stampa professionale identico a quello con cui ho imparato a destreggiarmi in camera oscura.
E ancora conservo un piccolo numero di immagini, quasi tutte prove perché le buone si consegnavano ai committenti.
Mi sono rimasti i ricordi di tantissimi momenti di grande intensità nell’affrontare un soggetto nuovo, una modella riottosa, una scalata su di un tetto per immortalare le mongolfiere a Piazza del Popolo a Roma.
E poi ripercorrendo indietro con la memoria quegli anni i momenti passati in camera oscura a scegliere, tagliare, contrastare o ammorbidire le immagini immerso in una nuova dimensione totalmente differente: il buio inframmezzato dalla luce rossa, i tempi scanditi dal timer, in silenzio, come in meditazione.
Questo mi ha regalato LA FOTOGRAFIA
Oggi
Nella odierna attività di gestore di un agriturismo dove i miei soci hanno potuto mettere a frutto le loro conoscenze per offrire corsi di formazione mi è ritornata a galla la mia esperienza fatta con la fotografia quella analogica che vi ho appena raccontato: l’ho amata, l’ho praticata, la so raccontare. Quasi nessuno oggi ha l’occasione di poter vivere questa esperienza se non intraprendendo un percorso didattico, comunque lungo, dove in ogni caso di analogico ci sarà ben poco.
La fotografia analogica sta riemergendo
Per cui eccomi qui a presentarmi a voi, con questo sito, con varie informazioni, raccontandovi le emozioni che vi può dare il fissare le immagini sulla pellicola, magari almeno solo una volta. Sarà una esperienza piacevole e forse per qualcuno la scoperta di un percorso da proseguire ed approfondire. Ne sarei davvero felice.
Un salto indietro di 55 anni. Questo è il miracolo che può fare anche la fotografia. E mi auguro mi offra ancora oggi l’opportunità di conoscere tanti nuovi amici, tante persone interessanti ed amanti la fotografia.
Ripeto che non sto promettendo di trasformarvi in maghi dello scatto. Vi offro l’opportunità di fare una esperienza, in un ambiente suggestivo.
Un aneddoto
Vi posso raccontare che una volta andando in visita da un amico mi soffermai a guardare alcune piccole immagini incorniciate e gli chiesi chi le avesse scattate e lui mi rispose guardandomi stupito: “Tu!”
Maurizio